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Il Risveglio
Pentecostale
in Italia |
di Roberto
Bracco
Capitolo 4:
Verso l'organizzazione
1. Necessità
dell'organizzazione
2. Primi
convegni organizzativi dopo la persecuzione
3. Primi
risultati dell'organizzazione
1. Necessità
dell'organizzazione
L'Opera d'Italia
uscì dalla persecuzione veramente inorganizzata.
Se
con i primi due convegni di Roma c'era stato un
tentativo organizzativo, con il lungo periodo di
lotta questo era stato neutralizzato nel modo
più assoluto: le comunità, e qualche volta i
fedeli, erano stati costretti all'autonomia e all'indipendenza
dal moltiplicarsi di avvenimenti che rendevano
impossibile qualsiasi provvedimento coordinatore
del Movimento.
Al termine della
persecuzione, però, e alla contemporanea cessazione
della dolorosa seconda guerra mondiale, il problema
dell'organizzazione fu portato prepotentemente alla
ribalta da una concomitanza di circostanze.
Sembrava
quasi che esso rappresentasse il problema più
logico ed interessante in quel momento.
L'indipendenza
vissuta durante la persecuzione apparve una posizione
negativa e tutti sentirono il desiderio di unire e
coordinare le forze, i programmi, i fini delle
comunità sparse attraverso l'Italia.
Se la persecuzione aveva obbligato
ad una vita di isolamento comunitario, la libertà, che
tornava a far capolino attraverso le nubi minacciose dell'Italia
clericale, sembrava invitare ad una vita di intensa ed
organizzata comunione fraterna.
2. Primi
convegni organizzativi dopo la persecuzione
Quindi
il bisogno dell'organizzazione nacque, inizialmente, con
la logica delle reazioni ad una inorganizzazione imposta
dalla persecuzione.
Le comunità della
Sicilia, infatti, che prima di quelle
del continente ebbero la possibilità di respirare l'aria
della libertà, o almeno della tolleranza, perché
prima di esse furono spettatrici della vittoria degli
eserciti alleati e della liberazione della loro
regione, furono anche le prime ad indire
un "Convegno di
anziani" e
furono le prime ad affrontare in esso il problema
dell'organizzazione.
Questo convegno, presenziato
unicamente dai rappresentanti delle chiese della
Sicilia e quindi a
carattere strettamente regionale,
fu tenuto a Raffadali
(Agrigento) dal 25 al 27 agosto
del 1944.
A quella data gli eserciti alleati avevano già
superata Roma, ma le linee di comunicazione non
permettevano ancora di raggiungere normalmente la
Sicilia.
Per avere
un'idea della situazione è sufficiente dire
che quando nell'anno
seguente, 1945, fu
indetto in Raffadali
un nuovo Convegno a
carattere nazionale, alcuni
rappresentanti del continente impiegarono
dieci giorni di viaggio per presenziare a
quella riunione.
Non
dobbiamo quindi meravigliarci se nel 1944 il
raggiungimento dell'agrigentano era considerato
ancora una cosa impossibile. Soltanto dopo anni
di lavori giganteschi le comunicazioni furono
normalizzate in modo completo.
Il convegno del
1944 riapriva la serie che era stata interrotta con
quello del 1929, ma in modo più deciso puntava verso
l'organizzazione dell'Opera.
Per la prima volta, nella storia del Movimento in
Italia venne decisa la raccolta di collette
intracomunitarie; venne abbozzato un programma
missionario, vennero eletti dei fratelli con le
qualifiche di cassieri e segretari per espletare
un compito giurisdizionale.
Non
più, quindi, autonomia e indipendenza assoluta, ma
unione metodica delle comunità per una vita e un
servizio coordinati.
Un
secondo energico incoraggiamento all'organizzazione
giunse in quei giorni dall'estero:
le
chiese inorganizzate degli Stati Uniti si erano
trasformate, o meglio organizzate, nelle "Chiese
Cristiane del Nord America"
"associazione religiosa
di fatto",
che divenne alcuni anni dopo "associazione
religiosa di diritto"
mediante la regolarizzazione giuridica di fronte
alle autorità governative degli Stati Uniti.
Questo poderoso organismo cristiano,
regolato ormai da una precisa, seppure elastica,
organizzazione, consigliò, a mezzo del proprio Comitato
Missionario, la formazione di alcuni comitati
italiani che
avessero potuto amministrare le sovvenzioni, che era
nelle intenzioni delle fratellanze statunitensi di far
giungere in Italia a scopo evangelistico e assistenziale.
Ovviamente
l'esistenza di un'organizzazione rappresentava, a
parere delle Chiese Cristiane del Nord America,
una garanzia per la ripartizione o l'impiego
delle offerte.
Una
terza circostanza però, esercitò la pressione più
energica per spingere l'Opera d'Italia verso la
necessaria organizzazione: la dichiarazione
categorica e forse maliziosa, delle autorità
governative che non "sarebbe
stata concessa alcuna libertà religiosa al Movimento
se questo non si fosse regolarmente e giuridicamente
organizzato".
Questa
cruda dichiarazione, non perfettamente aderente alle
disposizioni legislative vigenti, venne ripetutamente
confermata dai fatti.
Basta ricordare che nel 1945, la
comunità di Roma,
isolatamente, inoltrò domanda documentata e
circostanziata presso le competenti autorità
per il riconoscimento giuridico del proprio
conduttore, e non soltanto la domanda non fu
accolta, ma non ebbe neanche, nonostante le
molte pressioni, una qualsiasi risposta.
Nel 1946 il
governo, forse nella speranza di trovare
qualche cavillo giuridico, fece
esplicita richiesta di informazioni,
relativamente all'origine e alla posizione
giuridica del Movimento Pentecostale, al
proprio ambasciatore negli Stati Uniti, signor
Tarchiani.
Il comitato per la tutela
della libertà religiosa di New York, nella
persona dei pastori Panetta
e Zaccara,
affidò l'incarico al Dott.
Gigliotti di fornire un'ampia
relazione al signor Tarchiani.
Il Dott. Gigliotti compilò una estesissima
memoria che non soltanto giunse dall'ambasciatore
Tarchiani al governo italiano, ma che fu anche
stampata e diffusa nella considerevole cifra di
quattro milioni di copie.
Anche questo
passo però, rimase inefficace.
Nel 1947,
mentre la Costituente era infiammata dalle
discussioni relative all'esame della nuova
Costituzione, venne inviata ai rappresentanti
della Nazione una nuova memoria relativa all'ingiusta
posizione e alle rivendicazioni del Movimento.
La Costituente prese
visione della memoria e la discusse senza,
pertanto, compiere i necessari passi positivi per
la soluzione del problema.
Nello stesso
anno il fratello U.N.
Gorietti,
in conseguenza di alcune rigorose misure di P.S.
che continuavano ad esprimere l'intolleranza
del Governo, inviò formale
protesta alle autorità competenti e, con
lettera circolare, a tutti i membri del
Governo.
Alcuni quotidiani
pubblicarono la lettera e l'opinione pubblica fu
alquanto agitata, ma il Governo rimase
rigidamente fermo sulle proprie posizioni.
La situazione non mutò neanche quando, nel corso
dell'anno,
i dottori Gigliotti
e Fama,
quali rappresentanti di vari
comitati per la tutela delle libertà umane,
si incontrarono con diversi membri del
Governo e con l'onorevole De Gasperi,
presidente del Consiglio.
La questione della
libertà religiosa non fu dimenticata dai dottori
Gigliotti e Fama, ma le assicurazioni ricevute in
proposito non si concretizzarono.
Nel giugno
1947, le chiese
americane di fede evangelica
inviarono una " Commissione
d'inchiesta sulla situazione della libertà
religiosa in Italia
".
Questa commissione
presieduta dal Dott. Pitt
Beers fece vivo
interessamento del problema dell'Opera
pentecostale, ma non riuscì, con le proprie
pressioni, a mutare il rigido corso di
avvenimenti.
|
Organizzatevi!
Ripetevano sistematicamente i funzionari ministeriali;
organizzatevi ed avrete il riconoscimento giuridico e
la libertà religiosa.
E
lentamente, ma decisamente, il Movimento si mise
in cammino verso l'organizzazione.
I
primi passi furono timidi e prudenti, non soltanto
bisognava superare una barriera di pregiudizi e di
esitazioni, ma bisognava anche rispettare quel patrimonio
di libertà cristiana che poteva essere dissipato dall'organizzazione.
Si incominciò con
la costituzione del triplice "Comitato
Missionario, Ricostruzione e Fondo di Pietà".
Questo
Comitato era suddiviso in tre distinti comitati
giurisdizionali
e cioè: quello per
l'Italia settentrionale,
composto di tre membri,
quello dell'Italia
centromeridionale
composto di sette membri
e quello della
Sicilia, composto di cinque
membri.
Il
coordinamento di controllo
del triplice comitato
venne assicurato con la costituzione di un "Comitato
centrale"
composto da cinque
membri da eleggersi dal
seno dei Comitati di zona.
Il
presidente del Comitato Centrale
venne investito anche della qualifica di "Rappresentante
dell'Opera" presso
le autorità governative.
Il
primo Comitato Centrale risultò eletto nelle
persone dei fratelli U. N.
Gorietti (presidente),
R. Bracco
(segretario), A.
Pagano (tesoriere),
V. Federico e F.
Testa (consiglieri).
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Questo primo passo
fu compiuto dal Convegno
Nazionale tenuto a Roma
dal 28-8 al 1-9-1946.
Nell'anno
precedente come già detto, si era tenuto un
altro convegno nazionale a Raffadali
(Agrigento), ma
la partecipazione dei pastori del continente era
stata lontana dalla totalità.
Comunque, nel
convegno del 1945 era
sembrato prematuro affrontare il problema dell'organizzazione
a carattere nazionale.
|
Il fratello Gorietti,
quale rappresentante del
Movimento, si mise in
immediato contatto con il "Comitato
Missionario delle Chiese Cristiane del Nord America"
onde avere da queste un " Atto
di affiliazione ".
Purtroppo, però, ebbe un doloroso rifiuto in
conseguenza del fatto che quelle chiese esistevano
come "Associazione di fatto",
ma non "di diritto"
cioè non avevano ancora regolarizzata la propria
posizione giuridica.
Il
rifiuto fu accompagnato da una lettera fraterna e
cortese che lasciava libero il fratello Gorietti
di provvedere in " qualsiasi altra maniera
" alla soluzione del problema.
E
la soluzione giunse provvidenzialmente nell'offerta
generosa e disinteressata delle "Assemblee
di Dio" che si prestavano a
dare l' "Atto di
affiliazione" lasciando ed
assicurando "la più ampia
indipendenza all'Opera in Italia".
L'anno successivo, il
1947, il Convegno
fu tenuto a Napoli. Fu qui che:
nacque una precisa denominazione,
fu progettata la compilazione
di uno Statuto,
fu decisa la regolarizzazione
giuridica a carattere nazionale del Movimento,
fu data una fisionomia precisa ai Comitati
di zona,
fu modificato il Comitato Centrale in
Comitato
Esecutivo
e, soprattutto,
furono ampiamente allargati i confini
del potere dei diversi comitati.
I Comitati
di zona ricevettero,
fra l'altro, l'autorità
di coordinare le attività evangelistiche,
di delegare nuovi Operai
per il ministerio o
di limitare l'attività
inopportuna di individui privi di idoneità
spirituale e quella,
ancora più impegnativa, di amministrare
la disciplina ecclesiastica. |
Nel Convegno è espressa ancora
una precisazione prudenziale: "senza
turbare l'ordine e l'autorità delle chiese".
Ma questa precisazione non nasconde il progresso
accentuato compiuto dall'organizzazione. Questo appare in
un modo ancora più visibile nella personalità del
Comitato Esecutivo, che secondo la relazione di quel
Convegno: "viene riconosciuto quale istituto
unificatore delle chiese...
".
Il Convegno
successivo, tenuto a Catania dal
27 al 29 agosto 1948,
rappresentò la più energica conferma dell'organizzazione.
Il
lavoro svolto dalla nascente organizzazione ebbe il
plauso più sentito e il riconoscimento più caldo, e
queste poche parole del Risultato del Convegno stesso, ci
possono far comprendere l'atmosfera entusiastica
esistente intorno all'organizzazione:
"...Il Convegno ha approvato all'unanimità
il lavoro svolto e ha riconfermato la propria fiducia nel
Comitato Esecutivo".
Nel Convegno del
1949, invece, avvenne un
improvviso rivoluzionamento che non fu altro che un
successivo passo sul sentiero dell'organizzazione
ecclesiastica. Questo convegno fu
tenuto a Roma dal 15 al 18 settembre 1949.
In esso, purtroppo in maniera
alquanto affrettata e imprecisa, fu deciso l'istituzione
di un nuovo organo direttivo dell'Opera "Il
Consiglio Generale delle Chiese".
Questo
doveva contemporaneamente sostituire ed aggiungersi al Comitato
Esecutivo.
Voglio trascrivere quanto apparve
nel Risultato del Convegno per delucidare questa nuova
fase organizzativa: " È stata
riconfermata l'istituzione del Comitato
Esecutivo, quale
organo rappresentativo dell'Opera presso il governo e le
autorità ".
"Il Comitato Esecutivo
viene sostituito nelle mansioni ecclesiastiche
necessarie per il ministerio da un Consiglio
Generale delle Chiese, che
viene riconosciuto dal Convegno, idoneo a
sopraintendere e a sorvegliare le chiese d'Italia
".
Questo
Consiglio Generale, con funzione collegiale, non
aveva un presidente, ma semplicemente un segretario
chiamato a coordinare il lavoro.
Il Convegno del 1950
tenuto nei giorni 12-15 agosto a
Napoli non fece che confermare e,
forse, perfezionare quanto deciso nel Convegno
precedente.
Praticamente da quest'ultimo Convegno, nel quale
erano rappresentate duecento chiese d'Italia, l'organizzazione
non ha conosciuti nuovi sviluppi all'infuori di
quelli che possono essere chiamati di
assestamento e che hanno avuto luogo nell'ambito
intimo dell'organizzazione stessa.
3. Primi
risultati dell'organizzazione
Prima
di chiudere questo capitolo ritengo sia doveroso, per
fedeltà storica, illustrare brevemente i primi risultati
positivi conseguiti dall'organizzazione del Movimento.
L'otto
ottobre 1948 il fratello U.
N. Gorietti, a nome e per
mandato dell'Opera d'Italia, inoltrò al competente
Ministero degli Interni istanza per il riconoscimento
della personalità giuridica del Movimento.
Come
già detto in altra parte di questa testimonianza, le
autorità governative, con la consueta manifestazione di
intolleranza che caratterizza gli atti pubblici della
nostra nazione, si limitarono a fare nebulose promesse.
Le ripetute pressioni del fratello U. N. Gorietti e del
dirigente avvocato G. Rosapepe, legale dell'Opera, non
approdarono ad altro che ad ottenere assicurazioni
ufficiose.
Il 17 gennaio 1952
però il fratello Gorietti e l'avvocato Rosapepe, a
mezzo ufficiale giudiziario notificarono un invito al
Ministero degli Interni perché si pronunciasse
definitivamente ed ufficialmente in merito all'istanza.
Linvito
precisava che trascorso il termine di 90 giorni
listanza stessa si riteneva implicitamente
respinta e pertanto il fratello U. N. Gorietti,
al nome dell'Opera si riteneva autorizzato a
ricorrere al Consiglio di Stato.
In
altre parole il dicastero accettava la lotta nella
speranza di creare l'ultimo impedimento al riconoscimento
dell'Opera.
L'avvocato G.
Rosapepe unitamente ai valenti
giuristi A. Iemolo
e L. Picardi,
presentò quindi una lunga e
particolareggiata memoria
al Consiglio di Stato
per la rivendicazione dei diritti dell'Opera.
Il
25 maggio 1954
finalmente ci fu la pubblica udienza
del Consiglio di Stato;
il
18 giugno
dello stesso anno fu resa nota la sentenza che fu
però depositata per essere resa esecutiva
soltanto alcuni mesi dopo.
La
sentenza nettamente favorevole all'Opera, condannava l'inazione
mantenuta dal Ministero degli Interni, e stabiliva che in
ogni caso il dicastero competente si sarebbe dovuto
chiaramente ed ufficialmente pronunciare.
Questa vittoria
giuridica apportò i primi risultati concreti nell'estate
1955 con il rilascio dei decreti
ministeriali di "nomina
a ministro di culto"
dei fratelli R. Di Palermo,
F. Vincenzo
e A. Pagano.
Alcuni mesi dopo
anche i fratelli F. Toppi,
F. Giancaspero,
U. N. Gorietti,
e R. Bracco
ricevevano analogo riconoscimento.
Con questi
provvedimenti l'Opera acquistava una fisionomia
giuridica nettamente migliore di quella esistente
fino al 1935.
Infatti
l'unico decreto rilasciato all'allora pastore della
comunità di Roma veniva superato dai sette decreti
rilasciati: a due fratelli nella Sicilia, uno nella
Puglia, uno della Campania, due nel Lazio e uno nel
Piemonte.
A questa già
notevole vittoria si giungeva l'altra, ottenuta anche
per l'intervento dell'Ufficio
Legale del Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche, dell'abrogazione
dell'iniqua circolare del Ministero
degli Interni del 9 aprile 1935.
La nuova circolare in data 16 aprile
1955 precisava che " le comunità... possono
svolgere la loro attività... ".
Questi
successi non eliminarono totalmente gli atti periferici
di intolleranza, ma proposero il Movimento in una nuova
posizione.
Le
assicurazioni ministeriali facevano prevedere un
riconoscimento assoluto della personalità giuridica dell'Opera
che indubbiamente ha potuto ottenere questi risultati
soltanto in conseguenza della propria organizzazione.
Riepilogo, per
concludere, l'elenco dei Convegni che hanno permesso l'esame
e la soluzione dei problemi generali dell'Opera:
1°
2°
3°
4°
5°
6°
7°
8°
9°
10°
11°
12° |
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- Anno 1928: Roma
- Anno 1929: Roma
- Anno 1944: Raffadali (Agrigento) (mancavano
tutti i rappresentanti del continente).
- Anno 1945: Raffadali (Agrigento)
- Anno 1946: Roma
- Anno 1947: Napoli
- Anno 1948: Catania
- Anno 1949: Roma
- Anno 1950: Napoli
- Anno 1951: Palermo
- Anno 1953: Roma
- Anno 1955: Catania. |
RIASSUMENDO:
L'Opera d'Italia uscì dalla persecuzione
veramente inorganizzata. Al termine della
persecuzione, il problema dell'organizzazione fu
portato prepotentemente alla ribalta da una
concomitanza di circostanze.
Il bisogno dell'organizzazione nacque,
inizialmente, con la logica delle reazioni ad una
inorganizzazione imposta dalla persecuzione.
Le comunità della Sicilia, che prima di quelle
del continente ebbero la possibilità di
respirare l'aria della libertà, furono anche le
prime ad indire un "Convegno di anziani"
e furono le prime ad affrontare in esso il
problema dell'organizzazione. Questo convegno,
presenziato unicamente dai rappresentanti delle
chiese della Sicilia e quindi a carattere
strettamente regionale, fu tenuto a Raffadali (Agrigento)
dal 25 al 27 agosto del 1944.
Un secondo energico incoraggiamento all'organizzazione
giunse dall'estero: le chiese inorganizzate degli
Stati Uniti si erano organizzate, nelle "
Chiese Cristiane del Nord America " "associazione
religiosa di fatto". Esse consigliarono la
formazione di alcuni comitati italiani che
avessero potuto amministrare le sovvenzioni che
era nelle intenzioni delle fratellanze
statunitensi di far giungere in Italia a scopo
evangelistico e assistenziale.
Una terza circostanza fu la dichiarazione
categorica delle autorità governative che non
"sarebbe stata concessa alcuna libertà
religiosa al Movimento se questo non si fosse
regolarmente e giuridicamente organizzato".
E lentamente, ma decisamente, il Movimento si
mise in cammino verso l'organizzazione. Si
incominciò con la costituzione del triplice
"Comitato Missionario, Ricostruzione e Fondo
di Pietà". Questo primo passo fu compiuto
dal Convegno Nazionale tenuto a Roma dal 28-8 al
1-9-1946.
Il fratello Gorietti, quale rappresentante del
Movimento, si mise in immediato contatto con il
Comitato Missionario delle Chiese Cristiane del
Nord America onde avere da queste un " Atto
di affiliazione ", ma esse dovettero
rifiutare poichè erano solo "Associazione
di fatto", ma non "di diritto".
Vennero, allora, in aiuto le "Assemblee di
Dio" che si prestavano a dare l' "Atto
di affiliazione" lasciando ed assicurando
"la più ampia indipendenza all'Opera in
Italia".
L'anno successivo, il 1947, il Convegno fu tenuto
a Napoli. Fu qui che nacque una precisa
denominazione, fu progettata la compilazione di
uno Statuto, fu decisa la regolarizzazione
giuridica a carattere nazionale del Movimento,fu
data una fisionomia precisa ai Comitati di zona,
fu modificato il Comitato Centrale in Comitato
Esecutivo e, soprattutto, furono ampiamente
allargati i confini del potere dei diversi
comitati.
I Comitati di zona ricevettero, fra l'altro, l'autorità
di coordinare le attività evangelistiche, di
delegare nuovi Operai per il ministerio o di
limitare l'attività inopportuna di individui
privi di idoneità spirituale e quella, ancora
più impegnativa, di amministrare la disciplina
ecclesiastica.
Il Convegno successivo, tenuto a Catania dal 27
al 29 agosto 1948, rappresentò la più energica
conferma dell'organizzazione.
Nel Convegno del 1949, tenuto a Roma dal 15 al 18
settembre 1949, fu deciso l'istituzione di un
nuovo organo direttivo dell'Opera "Il
Consiglio Generale delle Chiese".
Il Convegno del 1950 tenuto nei giorni 12-15
agosto a Napoli non fece che confermare e, forse,
perfezionare quanto deciso nel Convegno
precedente.
I primi risultati positivi conseguiti dall'organizzazione
del Movimento furono notevoli.
L'otto ottobre 1948 il fratello U. N. Gorietti, a
nome e per mandato dell'Opera d'Italia, inoltrò
al competente Ministero degli Interni istanza per
il riconoscimento della personalità giuridica
del Movimento.
Le ripetute pressioni del fratello U. N. Gorietti
e del dirigente avvocato G. Rosapepe, legale dell'Opera,
non approdarono ad altro che ad ottenere
assicurazioni ufficiose.
Il 17 gennaio 1952, però, il fratello Gorietti e
l'avvocato Rosapepe notificarono un invito al
Ministero degli Interni perché si pronunciasse
definitivamente ed ufficialmente in merito all'istanza.
Linvito precisava che trascorso il termine
di 90 giorni listanza stessa si riteneva
implicitamente respinta e pertanto il fratello U.
N. Gorietti, al nome dell'Opera si riteneva
autorizzato a ricorrere al Consiglio di Stato.
L'avvocato G. Rosapepe unitamente ai valenti
giuristi A. Iemolo e L. Picardi, presentò quindi
una lunga e particolareggiata memoria al
Consiglio di Stato per la rivendicazione dei
diritti dell'Opera.
Il 25 maggio 1954 finalmente ci fu la pubblica
udienza del Consiglio di Stato; il 18 giugno
dello stesso anno fu resa nota la sentenza che fu
nettamente favorevole all'Opera.
Questa vittoria giuridica apportò i primi
risultati concreti nell'estate 1955 con il
rilascio dei decreti ministeriali di "nomina
a ministro di culto" dei fratelli R. Di
Palermo, F. Vincenzo e A. Pagano.
Alcuni mesi dopo anche i fratelli F. Toppi, F.
Giancaspero, U. N. Gorietti, e R. Bracco
ricevevano analogo riconoscimento.
A questa già notevole vittoria si giungeva l'altra,
ottenuta anche per l'intervento dell'Ufficio
Legale del Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche, dell'abrogazione dell'iniqua
circolare del Ministero degli Interni del 9
aprile 1935.
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